Creative Commons Attribution 4.0 (CC BY 4.0)
f. 193r. «Amor tu sai ch’io son col capo cano. Scripta in questo a 119» <br />f. 193r. «La bella aurora nel mio orizonte. Scripto in questo a 56»
f. 203r. «Credo sapete ben messer Honesto. Scripto in questo a 118» <br />f. 203r. «O giudice Ubertino in ciaschun facto. Scripto in questo a 119»
Cartaceo
ff. I, 261 [ma num. 267], I’ (guardie cart. mod.); bianchi i ff. 155v-179v, 186v-192r, 195v-202r, 204v-212r, 220v-261v; bianchi pure, salvo la presenza di titoli correnti, i ff. 4r-10v, 16v-21v, 47r-54v, 57r-59v, 80v-92v, 99r-100v, 109r-110v, 146r-149v, 155r, 186r, 192v, 202v, 204r, 212v, 220r. Caduti f. 43, un foglio non numerato fra f. 83 e f. 84, ff. 221-224. Cartulazione del sec. XIX ex. a lapis nell’angolo superiore destro fino a f. 220; presente cartulazione coeva al testo, nella stessa posizione ma più esternamente, in gran parte asportata dalla rifilatura, fino a f. 267. La cartulazione moderna non è ‘autonoma’, ma si propone di riscrivere quella antica frammentaria: per tale ragione, omette il numero di foglio 43, oggi caduto ma contemplato dalla numerazione antica. Il foglio caduto fra f. 83 e f. 84 non viene invece notato, non essendo presente in questa sede la numerazione antica, e essendo il tallone residuo pressoché invisibile: in tale posizione dunque, il numeratore moderno prosegue con i numm. 84 e segg. (che corrisponderebbero ai numm. 85 e segg. della numerazione antica, se questa fosse visibile). Giunto a f. 91, per riallinearsi alla cartulazione antica, omette la cifra 92, sicché f. 91 è numerato «91-92». <br />Fasc. 1(14) (ff. 1-14), 2(12) (ff. 15-26), 3(14) (ff. 27-40), 4(12-1) (ff. 41-52), 5-6(12) (ff. 53-76), 7(12-1) (ff. 77-87), 8(12) (ff. 88-100), 9-14(12) (f. 101-[172]), 15(14) (ff. [173]-186), 16-17(12) (ff. 187-210), 18(12-2) (ff. 211-220), 19(12-2) (ff. 225-234), 20-21(12) (ff. 235-258), 22(10-1) (ff. 259-267): fasc. 4 è un sesterno privo del terzo foglio (f. 43); fasc. 7 è un sesterno privo dell’ottavo foglio (n.n. nella numerazione moderna, f. 84 della numerazione antica); fasc. 18 è un sesterno privo degli ultimi due fogli (ff. 221-222 della numerazione antica), fasc. 19 è un sesterno privo dei primi due fogli (ff. 223-224 della numerazione antica); fasc. 22, probabile originario quinterno privo dell’ultimo foglio, è oggi costituito da due fogli artificialmente solidali (ff. 259-260), un ternione integro (ff. 261-266) e un foglio sciolto (f. 267). Richiami assenti; in-folio. <br />Mm. 300 × 198; tracciata solo una rettrice verticale a piombo a ogni facciata, che divide il lato corto in mm. 32 [166] 0, e definisce il margine sinistro dello specchio di scrittura, da cui iniziali di testo e di strofa sono emarginate. Ripartizione approssimativa dello schema di impaginazione: 13 [243] 44 × 32 [78] 88; rr. 0 / ll. 40 (f. 97r).
Una mano principale, di Lorenzo Bartolini. <br />Rubriche, lezioni alternative marginali, postille con rimandi agli antigrafi, sottolineature e depennature di mano dello stesso Bartolini; postille e varianti di mano di Vincenzio Borghini a ff. 11v, 35r, 45v, 150r.
Titoli correnti in inchiostro rosso, di mano del Bartolini: «Dante Aldighieri» (ff. 1r-10v); «Guido Cavalcanti» (ff. 11r-21v); «Messer Cino da Pistoia» (ff. 22r-39v); «Messer Francesco Petrarcha» (ff. 40r-54v); «Diversi authori a messer Francesco Petrarca» (ff. 55r-59v); «Messer Giovan Boccacci» (ff. 60r-92v); «Messer Guido Guinizelli da Bologna» (ff. 93r-100v); «Ser Lapo Gianni notaro fiorentino» (ff. 101r-110v); «Diversi authori» (ff. 111r-149v); «Authori incerti» (ff. 150r-155r); «Buonacorso da Montemagno» (ff. 180r-186r); «Authori incerti» (f. 192v); «Sennuccio Benucci fiorentino» (ff. 193r-195r e 202v); «fra Guitton d’Arezzo» (ff. 203r-204r e 212v); di nuovo «Messer Cino da Pistoia» (ff. 213r-220r).
Legatura del sec. XVII in pelle su piatti in cartone; dorso in sei scompartimenti, nel secondo dei quali è un’etichetta frammentaria con titolo a penna «Dante ed altri poeti» (sec. XVII-XVIII); etichetta incollata al piatto anteriore con nota di dono «Alla Reale Accademia della Crusca» (sec. XX in.).
Incollato alla controguardia posteriore è un foglio intitolato «Poeti che sono in questo codice», contenente un elenco degli autori, di mano del sec. XIX, con minime integrazioni di due altre mani di primo Novecento. <br />Possessori: Lorenzo Bartolini (m. 1533), che ha esemplato il manoscritto; collocazione «39» (secc. XVII-XVIII) a penna nell’angolo superiore destro della controguardia posteriore; ricevuto in prestito nel 1574 da Vincenzio Borghini (1515-1580); padre Alessandri, abate della Badia fiorentina (secc. XVIII-XIX); Luigi Maria Rezzi (1785-1857); Giuseppe Cugnoni (1824-1908); alla morte di quest’ultimo legato all’Accademia della Crusca (foglietto incollato alla controguardia anteriore: «Questo manoscritto appartiene alla eredità di Luigi Maria Rezzi e dopo la mia morte va alla Reale Accademia della Crusca. Giuseppe Cugnoni»); giacente fra le carte Cugnoni per alcuni anni, fu consegnato dagli eredi alla Crusca e presentato all’Adunanza del 16 aprile 1912. <br />Segnatura precedente: Libri rari 3/33.