Mss. 13

Giovanni Maria Cecchi, Dichiarazione di molti proverbi, detti, e parole della nostra lingua

Datazione: Paulo post 30 novembre 1813.
Lingua: italiano

Numerazione, fascicolazione e disposizione del testo: ff. 12; bianchi i ff. 1v, 2v, 12v. Cartulazione recente a lapis nell’angolo inferiore destro; presente paginazione coeva al testo 1-19 nelle carte contenenti il testo, da f. 3r a f. 12r.
Fasc. 1(12).
Mm. 297 × 209 (f. 3r).
Decorazione:
Scrittura e mani: Una mano, del copista dell’Accademia della Crusca Gaetano Casini.
Legatura: Cartella cartacea con titolo «Dichiarazione di molti proverbi e detti e parole della nostra lingua fatta da Giovan Maria Cecchi a un forestiero che mandò a chiedere l’esplicazione. Copiata dal proprio originale per mano del medesimo [Trascrizione di mano di Luigi Fiacchi]».

Scheda redatta da: Tommaso Salvatore

1 ff. 2r-12r

Autore: Giovanni Maria Cecchi
Titolo: Dichiarazione di molti proverbi, detti, e parole della nostra lingua
f. 2r. «Dichiarazione di molti proverbi, e detti, e parole della nostra lingua, fatta da messer Giovanni Maria Cecchi a un forestiero che mandò a chiedere l’esplicazione copiata dal proprio originale di mano del medesimo Cecchi»
f. 3r. «Dichiarazione di molti proverbi e detti e parole della nostra lingua fatta da messer Giovanni Maria Cecchi a un forestiero che ne mandò a chiedere l’esplicazione, copiata dal proprio originale di mano del medesimo Cecchi»
f. 3r. inc. «1. Farsi beffe della porrata. È la porrata un intingolo»
f. 12r. expl. «Dicesi a uno che vada via, a cui tu voglia male. Fine»

Storia: A f. 1r la segnatura «13» è stata cassata; il titolo a f. 2r è seguito dalla dichiarazione «L’intitolazione superiore si trova nella copia fatta da Mariano Cecchi nipote dell’autore, dalla quale è tratta la presente. / Luigi Fiacchi / (Copia)»; allegato al manoscritto è un biglietto con titolo e breve descrizione.
Quest’opera, citata su altro esemplare nella Terza Impressione del Vocabolario e poi ritenuta perduta dai compilatori della Quarta, fu ritrovata da Luigi Fiacchi. L’Accademico ne trasse una copia a partire dal manoscritto di mano di Mariano Cecchi, che a sua volta si dichiarava copiato dall’originale dell’autore. Presentò il suo esemplare in Accademia il 30 novembre 1813, e in tale occasione, contestualmente, tenne una lezione sui proverbi toscani. La prova paleografica esclude che la copia del Fiacchi sia la presente: questo manoscritto, di mano del copista dell’Accademia, dev’essere perciò a sua volta apografo dell’esemplare di mano del Fiacchi.
Realizzato per conto dell’Accademia della Crusca a essa destinato sin dalla sua confezione.
Bibliografia: Giovanni Battista Zannoni, Storia della Accademia della Crusca e rapporti ed elogi editi ed inediti, Firenze, Tipografia del Giglio, 1848, p. 34.