Numerazione, fascicolazione e disposizione del testo: ff. II, 12, pp. 688 [num. 682], I’; bianchi i ff. 1v, 2v, 4v, 9v-12v, pp. 11-12, 23-24, 34, 92, 368, 460, 520, 554, 575-576, 588, 602, 636, 654, 674, [683]-[688]. Cartulazione recente a lapis nell’angolo superiore destro per i ff. 1-12; paginazione a inchiostro della stessa mano del testo nell’angolo superiore esterno fino a p. 682, non numerate le pp. [683]-[688], bianche.
Fasc. 1(12), 2-4(6), 5(8), 6-20(12), 21(10), 22-31(10), 32(8); richiami orizzontali nel margine inferiore destro di ogni pagina.)
Mm. 283 × 204 (p. 35).
Scrittura e mani: Due mani: mano A, copista principale che estende l’intero codice; mano B, di Andrea Alamanni, responsabile della notizia di f. 1r (vd. Storia) e dei titoli in principio ai singoli testi.
Legatura: Legatura recente (sec. XX) in mezza tela su quadranti di cartone; tassello con titolo sul dorso.
Scheda redatta da: Tommaso Salvatore
Autore: Alamanno Salviati
Titolo: Epistola prefatoria
f. 3r. inc. «Saggio e degnissimo Arciconsolo. Accademici virtuosissimi. Vi presento questa raccolta»
f. 4r. expl. «riverentemente inchinandovi mi sottoscrivo»
f. 4r. Data: «Di casa, questo dì 20 Settembre 1705»
f. 4r. Firma: «Umilissimo et obbedientissimo servitore e Accademico l’Informe Segretario»
Titolo: Tavola dei contenuti
Autore: Filippo del Nero
Titolo: «Ringraziamento dell’Innominato abate Filippo del Nero»
p. 1. inc. «Se la grandezza de’ benefizi, Serenissimo Signore, nobil’e virtuosa adunanza»
p. 10. expl. «stimola e fomenta sempre al glorioso operare»
Autore: Anton Maria Salvini
Titolo: «Critica dell’Innominato abate Antommaria Salvini al sonetto L’alto fattor, che perfezion volea [di Alessandro Segni]»
p. 13. inc. «Dura materia di ragionare ne ha oggi il nostro Arciconsolo data»
p. 22. expl. «così ancora alquano più comparisse ed amoroso e gentile»
Autore: Benedetto Averani
Titolo: «Lezione dell’Innominato dottor Benedetto Averani sopra l’Amore»
p. 25. inc. «Eterna e sempre mai osservata legge di natura»
p. 33. expl. «al richissimo e sapientissimo suo padre somigliante»
Autore: Giovanni Andrea Moniglia
Titolo: «Cicalata dell’Innominato dottor Giovanni Andrea Moniglia»
p. 35. inc. «Finalmente (o male) cominciare a discorrere»
p. 54. expl. «fare un discorso che abbia garbo e che piaccia. Ecco il fine»
Autore: Niccolò Arrighetti
Titolo: Orazione di Niccolò Arrighetti fatta da lui nel dar principio a spiegar Platone
(adespoto e anepigrafo)
p. 55. inc. «Nella divina settimana, nella quale l’onnipotenza eterna»
p. 69. expl. «le benedizioni medesime anche noi devotissimi raddoppiamo»
Autore: Piero Mozzi
Titolo: «Orazione dell’Innominato abate Piero Mozzi in lode di San Zanobi»
p. 70. inc. «Come il discernimento, prima dote e patrimonio proprissimo dell’anima»
p. 79. expl. «e di pari continua ne promette l’assistenza, e vigorosa»
Autore: Alamanno Salviati
Titolo: «Lezione dell’Informe in lode dell’autunno»
p. 80. inc. «Standomi nel passato autunno tra gl’ozi della villa»
p. 91. expl. «almeno quanto fin’a quest’ora hanno altri la primavera lodata»
Autore: Cosimo Gualterotto de’ Bardi
Titolo: «Cicalata dell’Innominato abate Cosimo Gualterotto de’ Bardi»
p. 93. inc. «Se nel gran volume della curiosità tanto ricercato»
p. 112. expl. «chi non ha lingua condegna, muto favelli»
Autore: Anton Maria Salvini
Titolo: «Critica dell’Innominato abate Antommaria Salvini al sonetto Pensier di morte, che poc’anzi al core [di Vincenzo da Filicaja]»
p. 113. inc. «Grand’allegrezza mi prese, quando a criticare mi toccò in sorte»
p. 121. expl. «o che non trova modo di pensarvi di bel nuovo»
Autore: Lorenzo Bellini
Titolo: «Difesa dell’Innominato dottor Lorenzo Bellini al sonetto Pensier di morte, che poc’anzi al cuore»
p. 122. inc. «Pensier di morte, che poc’anzi al cuore [...] Meditava il fabbricatore del recitato sonetto»
p. 165. expl. «il gran sovrano del parlar nostro Giovanni della Casa»
Autore: Luigi Maria Strozzi
Titolo: «Critica dello Snidato al sonetto Dove in selva fastosa e palme e allori [di Piero Andrea Forzoni Accolti]»
p. 166. inc. «Sono stato (Serenissimo Principe, virtuosissimi Accademici) meco medesimo»
p. 172. expl. «appo chi professa gentilezza, e cortesia, quali siete voi»
Autore: Piero Andrea Forzoni Accolti
Titolo: «Difesa del Sincero al sonetto Dove in selva festosa e palme e allori»
p. 173. inc. «L’autor del sonetto, gentilissimi e virtuosissimi Signori Accademici»
p. 181. expl. «onore non meritato, né ambito dal suo cuore sincero»
Autore: Anton Maria Salvini
Titolo: «Difesa dell’Innominato abate Antommaria Salvini al sonetto Stava Natura a’ suoi lavori intesa [dello stesso Anton Maria Salvini]»
p. 182. inc. «Pur beato: dopo aver fatto più volte in questa letteraria Repubblica»
p. 205. expl. «che s’io non m’inganno scappa fuora con più brio»
Autore: Adimaro Adimari
Titolo: «Ringraziamento dell’Innominato Adimaro Adimari»
p. 206. inc. «Pitagora (Serenissimo Principe, degnissimi Accademici) Pitagora il gran maestro de’ saggi»
p. 208. expl. «e mi persuado... / Che basti ad ottenerla / Esser fra voi visto sedere a gerla»
Autore: Anton Maria Salvini
Titolo: «Difesa del Vocabolario dell’abate Antommaria Salvini»
p. 209. inc. «Quando mi capitò la prima volta alle mani la lettera memorabile»
p. 230. expl. «nello scrivere di cose che non son del vostro mestiere più pesato»
Autore: Giuseppe Averani
Titolo: «Ragionamento dell’Innominato dottor Giuseppe Averani intorno alla natura del Sole»
p. 231. inc. «È stato sempremai, nobilissimi e virtuosissimi Accademici, altamente impresso»
p. 251. expl. «che io m’avvisi di potervene rendere contraccambio»
Autore: Anton Maria Salvini
Titolo: «Cicalata dell’Innominato abate Antommaria per lo stravizzo del 1698»
p. 252. inc. «Tre cose, Signori miei, chi entra Accademico della Crusca è tenuto a fare»
p. 278. expl. «che io farò una volta in capite non così in fretta, e per bene»
Autore: Giuseppe Averani
Titolo: «Ragionamento dell’Innominato dottor Giuseppe Averani sopra il Sonno»
p. 279. inc. «Credo che alcuno di voi, virtuosissimi Accademici, per avventura si maraviglierà»
p. 292. expl. «di più belle e sublimi speculazioni si tranquilli, e si ristori»
Autore: Cristofano Marzimedici
Titolo: «Ragionamento dell’Innominato Cavalier Cristofano Marzimedici nell’apertura dell’Accademia»
p. 293. inc. «Malagevole fu sempre mai l’impresa di coloro, degnissimo Arciconsolo»
p. 312. expl. «Così egli all’Imperadore, così io a voi Accademici»
Autore: Antonio del Rosso
Titolo: «Cicalata dell’Innominato abate Antonio del Rosso»
p. 313. inc. «Ricordate voi, Signori miei, di quello stranissimo temporale, di quella sperpetua»
p. 329. expl. «Io voglio provare a star cheto per vedere se voi vi potete rizzare»
Autore: Anton Maria Salvini
Titolo: «Ragionamento dell’Innominato abate Antommaria Salvini sopra il problema se la curiosità sia vizio o virtù»
p. 330. inc. «Maravigliosa è la similitudine che tra la città d’Atene e di Firenze ritrovasi»
p. 336. expl. «che gli ripurchi (sic), e rendagli acconci alle più belle semenze»
Autore: Anton Maria Salvini
Titolo: «Orazione dell’Innominato abate Antommaria Salvini in lode del dottor Francesco Redi»
p. 337. inc. «È proprio della forte amicizia non poter portare in pace»
p. 357. expl. «nella persona del nostro Accademico Francesco Redi di dimostrarvi»
Autore: Luigi del Riccio
Titolo: «Ragionamento del Sostenuto nel lasciare l’Arciconsolato»
p. 358. inc. «Singolare fu il benefizio da voi a me conferito, generosissimi Accademici»
p. 362. expl. «la necessità, in cui siete stati, di tanto migliorare il vostro governo»
Autore: Giovanni Battista Compagni
Titolo: «Ragionamento dell’Innominato Giovambatista Compagni nel prendere l’Arciconsolato»
p. 363. inc. «Se la virtù continuata per lungo e antichissimo spazio di tempo»
p. 367. expl. «con più utile affetto cotanto amate e degnamente apprezzate»
Autore: Anton Maria Salvini
Titolo: «Critica dell’Innominato abate Antommaria Salvini al sonetto Preso avea pur dell’alto Ilio l’imprese [di ignoto]»
p. 369. inc. «Ecco io finalmente m’accingo, dopo tanto tempo, che data me ne fu l’incombenza»
p. 382. expl. «unitamente al meritato oblio il condanneranno»
Autore: Anton Maria Salvini
Titolo: «Critica dell’abate Antommaria Salvini al sonetto L’amar non si divieta, alma bennata [di Giovan Gioseffo Felice Orsi]»
p. 383. inc. «La maggior fortuna che possa avere chi critica»
p. 391. expl. «la critica nelle belle composizioni più spicca, e più fa onore al criticante»
Autore: Benedetto Averani
Titolo: «Lezione prima dell’Innominato dottor Benedetto Averani sopra il quarto sonetto del Petrarca»
p. 392. inc. «Il Sole, virtuosissimi Accademici, chiarissimo lume del mondo»
p. 404. expl. «che in qualunque città fosse nata, l’avrebbe fatta imperatrice del mondo»
Autore: Benedetto Averani
Titolo: «Lezione seconda del medesimo sopra il medesimo»
p. 405. inc. «Il leggiadrissimo ed amoroso Petrarca nel terzo sonetto»
p. 417. expl. «che di questo, “A Betlem sì, tanto sopra ogni stato”»
Autore: Benedetto Averani
Titolo: «Lezione terza del medesimo sopra il medesimo»
p. 418. inc. «Giustissima è la querela di Plinio, degnissimo Arciconsolo»
p. 432. expl. «di coloro che biasimano quel che non possono imitare»
Autore: Benedetto Averani
Titolo: «Lezione quarta del medesimo sopra il medesimo»
p. 433. inc. «Quella altissima Providenza, che nel cielo sovrano avendo la sua sede collocata»
p. 444. expl. «a tutte le sorte delle persone largamente concede»
Autore: Benedetto Averani
Titolo: «Lezione quinta del medesimo sopra il medesimo»
p. 445. inc. «Pindaro chiarissimo lume della poesia lirica»
p. 459. expl. «ed al cielo da lungo esiglio riconcurci, e della morte e dell’Inferno trionfare»
Autore: Benedetto Averani
Titolo: «Lezione sesta del medesimo sopra il medesimo»
p. 461. inc. «La nobiltà del magistero, degnissimo Arciconsolo, virtuosi Accademici»
p. 478. expl. «le quali affermano che tutto quel che fece Iddio è buono»
Autore: Benedetto Averani
Titolo: «Lezione settima del medesimo sopra il medesimo»
p. 479. inc. «La verità, egregio Arciconsolo, virtuosi Accademici, che luce nelle tenebre»
p. 490. expl. «in ogni grazia, in ogni eccellenza, in ogni pregio singolari»
Autore: Benedetto Averani
Titolo: «Lezione ottava del medesimo sopra il medesimo»
p. 491. inc. «La divina magnificenza, quantunque in tutto ciò che ella adopera si mostri»
p. 504. expl. «Et iam tempus equum fumantia solvere colla»
Autore: Anton Maria Salvini
Titolo: «Difesa dell’Innominato abate Antommaria Salvini dell’Arciconsolato dell’Immaturo»
p. 505. inc. «Se coll’apparato solamente, coll’empito, e coll’eloquenza si portassero via»
p. 519. expl. «non castiga i giusti, ma gli commenda e gli pregia»
Autore: Ludovico Adimari
Titolo: «Difesa dell’Innominato Marchese Lodovico Adimari al sonetto L’amar non si divieta, alma ben nata»
p. 521. inc. «Degne di bellissima lode sono, e mai sempre saranno, le nostre leggi»
p. 538. expl. «non circoscritta, non caduca, ma incomprensibile, immensa, sempiterna»
Autore: Ludovico Adimari
Titolo: «Ragionamento dello stesso sopra l’Amore»
p. 539. inc. «Le menti degli antichi filosofi, che non sono mai stanche di ricercare»
p. 553. expl. «poco dianzi favellandone rozzamente ve l’ho dimostrato»
Autore: Anton Maria Salvini
Titolo: «Ragionamento dell’Innominato abate Antommaria Salvini fatto nel tempo della Generale Adunanza del 1697»
p. 555. inc. «Prudentissimi Reggenti, “Le leggi son, ma chi pon mano ad esse?”»
p. 558. expl. «ma splenda nel mezo del nostro cielo fissa ed eterna»
Autore: Francesco Frescobaldi
Titolo: «Ragionamento dell’Innominato Francesco Frescobaldi nell’apertura dell’Accademia»
p. 559. inc. «Se il breve corso di vita, degnissimo Arciconsolo, Accademici virtuosissimi»
p. 574. expl. «alle deserte e paludose con egual premura comparte e dispensa»
Autore: Alamanno Salviati
Titolo: «Ragionamento dell’Informe nel prendere l’Arciconsolato»
p. 577. inc. «Qualunque sia quella cagione la quale fa alcuna cosa parere»
p. 587. expl. «una promessa certissima d’una fedelissima ed inviolabile obbedienza»
Autore: Alamanno Salviati
Titolo: «Ragionamento del medesimo nel lasciare l’Arciconsolato»
p. 589. inc. «Siccome noi veggiamo continuamente avvenire che l’estremo dell’allegrezza»
p. 601. expl. «così voi gloriosissimo ne diverrete, io più scusabile, e l’Accademia felice»
Autore: Francesco Forzoni Accolti
Titolo: «Lezione dell’Innominato dottor Francesco Forzoni Accolti sopra il sonetto del Petrarca Quel vago impallidir, che il dolce riso»
p. 603. inc. «Considerando io, e meco medesimo attentamente riflettendo»
p. 622. expl. «vi hanno oggi la lunga noia del mio rozzo discorso apportata»
Autore: Luigi del Riccio
Titolo: «Ragionamento del Sostenuto nel serrarsi la Generale Adunanza del 1705»
p. 623. inc. «Dopo che fu definito da tribunale di sovranissima autorità»
p. 628. expl. «le quali desiderato di ridurre a perfezione abbiate anche a cuore di custodire»
Autore: Vincenzo da Filicaja
Titolo: «Ragionamento dell’Innominato Senatore Vincenzo da Filicaia nell’apertura della Generale Adunanza del 1705»
p. 629. inc. «Questa Generale Adunanza, virtuosi Accademici, questa Generale Adunanza»
p. 635. expl. «e al sapientissimo mio collega e a me di riputazione e di compiacenza»
Autore: Anton Maria Salvini
Titolo: «Ragionamento dell’abate Antommaria Salvini se le Scienze sieno più utili o più dannose alle Repubbliche»
p. 637. inc. «Non vi maravigliate, o Signori, se questa volta io prendo a declamare»
p. 642. expl. «che l’Universo tutto con ammirabile tenore di Provvidenza governa»
Autore: Anton Maria Salvini
Titolo: «Accusa dell’Innominato abate Antommaria Salvini all’Arciconsolato dell’Innominato Federigo de’ Ricci»
p. 643. inc. «Staremo noi dunque sempre in amenità, in fiori, in delizie di parlare gentile?»
p. 653. expl. «e del vostro onorato consesso, di cui esser parte, benché minima, mi pregio e mi glorio, mi discacciate»
Autore: Giulio Alessandro Scarlatti
Titolo: «Ragionamento dell’Innominato canonico Giulio Scarlatti nel lasciare l’Arciconsolato»
p. 655. inc. «Leggessi (sic) presso di Senofonte, che avendo un giovine barbaro un ottimo cavallo»
p. 662. expl. «meritare simiglianti favori, a me di sempre più riverirgli e ammirargli»
Autore: Tommaso Buonaventuri
Titolo: «Ragionamento dell’Aspro nel prendere l’Arciconsolato»
p. 663. inc. «Quantunque volte, serenissimo Principe, meco stesso pensando»
p. 668. expl. «mi fo baldanzosamente a credere ch’egli debba riuscire utile insieme, e famoso»
Autore: Anonimo
Titolo: «Ragionamento d’incerto fatto in tempo di Generale Adunanza»
p. 669. inc. «Conosco e confesso soperchio l’ufficio intrapreso, e forse a me non convenevole»
p. 673. expl. «o ch’egli finalmente si vergogna, e sdegna d’essere vero Accademico della Crusca»
Autore: Anonimo
Titolo: «Ragionamento d’incerto fatto in tempo di Generale Adunanza»
p. 675. inc. «Ponderando col discorso, ed attentamente osservando le regole della nostra Accademia»
p. 682. expl. «in tutte le maniere guardarsi dal democratico e astenersi dall’universale»
Storia: A f. IIv è applicata un’etichetta con segnatura e descrizione: «180. Raccolta di Prose degli Accademici della Crusca dette da loro nell’Accademia medesima [in mg., trasversalmente, “per la massima parte edite”»]. Copia in sul principiare del secolo XVIII, fatta fare dall’Informe Cardinale Alamanno Salviati. Manoscritto in folio». Titolo a lapis a f. IIr, «Prose degli Accademici della Crusca raccolte da Alamanno Salviati», di mano di Severina Parodi, che ha anche apposto nel corso del codice parche annotazioni relative ai nomi degli Accademici, alle datazioni, alle edizioni a stampa dei testi pubblicati.
La raccolta di prose degli Accademici che questo testimone tramanda fu allestita da Alamanno Salviati Accademico ‘Informe’ (1669-1733) nel 1705, come risulta dall’epistola prefatoria a ff. 3r-4r. Il presente esemplare, tuttavia, non è il libro originale donato in tale data da Salviati all’Accademia. Una lunga notizia sulla raccolta, firmata da Andrea Alamanni a f. 1r, vergata in due tempi successivi, informa che l’Originale fu smarrito e questo costituisce un secondo esemplare realizzato a Roma nel 1729. In data 22 Agosto 174[...], l’Alamanni aggiunse che la copia originale perduta fu ritrovata fra i libri di Sigismondo della Stufa e restituita all’Accademia, mentre la presente, in contraccambio, fu consegnata al figlio di lui Ugo della Stufa. È perciò probabile che vada identificato con l’Originale, e non con la presente copia, l’esemplare descritto dal Catalogo del Ripurgato nel 1747 come «8) Prose recitate nella Accademia della Crusca raccolte e donate dallo Informe Segretario». Solo in un imprecisato momento successivo, dunque, anche questa copia dovette rientrare nella Biblioteca dell’Accademia, dove oggi, al contrario, non è rinvenibile l’Originale. In effetti si ha notizia di una trattativa per l’acquisto di un testimone di questa raccolta, nel 1877, presso la libreria antiquaria Franchi e Menozzi, ma i documenti parrebbero suggerire che la Crusca alla fine rifiuti l’offerta. La provenienza e l’acquisizione del presente esemplare, pertanto, vanno in ultima analisi ritenute ignote.
Possessori: Ugo della Stufa (sec. XVIII med.); già in Accademia della Crusca nel 1886, per provenienza ignota.
Segnatura precedente: 180 (in testa a f. IIv).